Vivere attorno al proprio porto: questo, dagli anni '50 del secolo scorso, il destino di Igoumenitsa. C'è un dato che più di tutti spiega lo sviluppo del territorio: nell'immediato dopoguerra gli abitanti di Gomenizza (nome italiano della città) erano circa 300; attualmente, invece, sono attorno ai 20000.
Numeri che spiegano una crescita economica per molti versi analoga a quella di Brindisi, in Italia. Va detto, però, che la città ha pagato un prezzo in precedenza: la Seconda Guerra Mondiale, infatti, non ha risparmiato Igoumenitsa, tant'è vero che il centro storico non presenta edifici di grande interesse architettonico.
In altri termini, la stratificazione urbanistica in cui erano evidenti le tracce veneziane, greche e albanesi è scomparsa sotto il peso delle bombe e al suo posto è sorta negli anni un'edilizia residenziale ovviamente legata alla crescita delle attività portuali.
Dunque una città commerciale, porta degli scambi coi Balcani (Albania, Macedonia, Bulgaria) e approdo per centinaia di migliaia di turisti provenienti dai porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi che sbarcano a Igoumenitsa per poi proseguire altrove la propria vacanza: nella vicina Corfù, o in un'altra delle isole Ionie (soprattutto Zante e Cefalonia).
Quanto alle cose da vedere segnaliamo il Museo Archeologico, i cui reperti offrono una panoramica completa della millenaria storia della regione (Epiro), e il Castello che si erge sulla collina alle spalle della città. Pur se andato quasi del tutto distrutto nel 1685 nella guerra tra veneziani e turchi, restano visitabili la torre occidentale e parte della cinta muraria.